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Persecuzione omofoba: Dolce e Gabbana inculati dal fisco

Ma non ditelo in giro, senno' ci sospendono la pubblicita'
4 giugno 2009 - Ulisse Acquaviva

Non leggo "Il Giornale" di Berlusconi perche' sono debole di stomaco e sto terminando le scorte di Citrosodina.

E' per questo che la notizia della persecuzione ai danni di Dolce e Gabbana, nata sul foglio di parrocchia diretto da Mario Giordano, prima di raggiungermi ha dovuto rimbalzare sulle pagine di "El Pais" , per essere poi ripresa e tradotta su italiadallestero.info e finalmente convogliata nel chiacchierio di piazza su Facebook, dove uno dei miei contatti l'ha rilanciata.

Si tratta di una megamultozza della finanza da 800 milioni di euro, divisi equamente tra Dolce e Gabbana, una cifra che per chi si arrabatta con la sopravvivenza quotidiana non e' comprensibile nemmeno scrivendola per esteso (ottocentomilionidieuro) o con i numeri e i puntini al posto giusto (800.000.000 di euro, oppure 16.000.000.000 monetine da 5 centesimi).

Al di la' dei numeri astronomici, si tratta chiaramente di una persecuzione omofoba: nemmeno Valentino Rossi aveva beccato una multa cosi' salata, e non si capisce proprio come mai tra tutti gli stilisti che ballano il minuetto attorno al fisco il mirino della finanza si sia fermato proprio su di loro, che tra l'altro hanno dato alla loro azienda un respiro europeo trasferendo marchio e capitali in Lussemburgo.

La prova finale di una macchinazione e' che per la prima volta nella storia un giornale di destra se la prende con due padroni che fanno carte false per non pagare le tasse.

Dopo essere stato zitto e muto su evasioni, condoni, leggi ad hoc, sgravi fiscali e contributi a pioggia che riguardano stilisti etero, "Il Giornale" e' talmente accanito da rivelare che dopo l'esposizione al pubblico ludibrio dei primi "panni sporchi" di Docce e Gabbiani scoperchiati dal fisco, i due simpatici creativi avrebbero minacciato di togliere la pubblicita' del loro marchio da tutti i giornali che si sarebbero azzardati a pubblicare la notizia. Ma in che altro modo avrebbero potuto reagire a questa evidente discriminazione?

Come sempre ci schieriamo dalla parte dei piu' deboli e dei perseguitati, gridiamo vendetta contro questo nuovo golpe della finanza comunista manovrata dalla magistratura stalinista e se proprio proprio i due simpatici borsettari vogliono fare pubblicita' sulle nostre pagine siamo pronti anche a firmare col sangue un bilancio certificato dal CEPU facendo il giro in Vespa di tutti i paradisi fiscali d'Europa per collezionare carte bollate.

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