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Dopo la scoperta dell’emergenza morale, le ronde “Don Milani” tentano l’impossibile: l’alfabetizzazione etica di Papi

Il male di vivere, e il vivere male

Eugenio Montale preferisce Vasile, ragazzo rom, a Berlusca e Maroni e si schiera con le ronde “Don Milani”
29 giugno 2009 - Neda Capaccetti

Il male di vivere ho incontrato
era il rivo strozzato che gorgoglia
era l’accartocciarsi delle foglie riarse
era il cavallo stramazzato…
” (E. Montale, da Ossi di seppia)

Le due anziani insegnanti parlano di poesia con Vasile, spiegano i versi di Montale, ma il ragazzo ci guarda dritto negli occhi e dolcemente si blocca: “Ho capito il significato di queste parole perché io conosco il male di vivere, l’ho incontrato agli angoli delle strade mentre chiedevo… Professoresse credetemi, è meglio morire che chiedere…, io voglio studiare e poi voglio lavorare perché voglio vivere”. Ma sì Vasile, studierai e lavorerai, incontrerai il “bene di vivere”, cambieremo un po’ la realtà, voi ragazzi la dovete cambiare.
Mentre le due insegnanti si allontanano dal campo Rom, dopo tre ore di lezione, la brezza fresca di questo inizio d’estate romana dà loro sollievo, sono stanche, affamate, silenziose, immerse in un vortice di emozioni e di pensieri.
Veda, signor Presidente del Consiglio, onorevole Berlusconi, milioni di persone, giovani e meno giovani, in questo nostro Paese, dopo aver lavorato sodo ogni giorno per far quadrare il proprio bilancio, si tolgono la polvere dai calzari e ripartono verso i campi Rom, i quartieri in difficoltà, i centri sociali, le parrocchie, il vicino di casa per portare un sorriso, una pagina di libro, un gioco con il rispetto delle regole, un piatto di pasta e a percorrere un pezzetto di strada insieme a chi, in quel momento, è più debole e più fragile.
Tutto ciò, signor Presidente del Consiglio e signor Ministro degli Interni, è il vero pacchetto sicurezza perché si intessono legami di solidarietà, stima ed affetto, legami che compongono la tela del vivere civile e del bene comune mentre danno ad ognuno il senso della vita.
Ed allora, signor Presidente del Consiglio, della sua privacy a noi non ci interessa niente, ma ci riguarda molto il suo stile di vita, il lusso, le feste, le persone di cui si circonda, l’ostentazione della ricchezza e lo sprezzo arrogante  verso chi osa criticare. Lei sostiene di piacere al 61% degli italiani, non so se sia vero, a me Lei non piace perché è l’esatto contrario dei valori civili e cristiani che, come donna, come insegnante, come madre ho cercato di trasmettere con le parole e con l’esempio: valori di sobrietà, di solidarietà, di rispetto, di studio e di sacrificio personale per costruire una vita onesta. Sono sempre stata mossa dagli ideali e dai principi della nostra Costituzione e delle mie profonde radici cristiane che, partendo dal Vangelo, hanno il loro punto di approdo (come ha detto il card. Tettamanzi) nelle croci anonime del cimitero di Lampedusa, negli occhi di ogni bambino e nella compassione verso ogni Creatura del Creato.
Credo di essere in buona compagnia con molti altri italiani, non ci spazzi via dai suoi sondaggi solo perché pensiamo che Lei non ci rappresenti.
Ed ancora, contrariamente a quanto pensa Lei e molti suoi ministri, mi auguro che i miei sei nipotini vivano in una società multietnica aperta e libera dove lo Stato sia in grado di attuare l’art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana.

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