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Riapriamo la questione morale: una volta sdoganato un omicida sulla toponomastica, che problema c'e' a celebrare un ladro?

Se non capite Filippo Facci ve lo traduciamo noi

Un magistrale articolo-cocktail mette nello shaker Bettino Craxi, Stalin, Silvio Pellico, Mazzini, Lenin, Eisenhower, Marx, Che Guevara, Enzo Tortora, e tanti altri personaggi. Da non perdere!
7 gennaio 2010 - Bottino Crasso

TESTO ORIGINALE DELL'ARTICOLO

TRADUZIONE

«Via Stalin» invece va bene

 di Filippo Facci

  Filippo Facci

 


 

"Una volta sdoganato un omicida sulla toponomastica, che problema c'è a sdoganare un ladro?"

di un uomo che ha lavorato per 15 anni nelle aziende dell'amico di Craxi, casualmente al potere oggi in Italia.

Ma se una via dedicata a Craxi riportasse la dicitura «latitante» - dicano - che cosa andrebbe scritto a margine delle «vie Stalin» che sopravvivono in due città della Sicilia? «Sanguinario»? «Assassino»? «Massacratore»? «Sterminatore»? «Arcipelago gulag»?

Sono andato a prendermi la briga di spulciare gli stradari d'Italia per difendere la memoria di un uomo che mi ha ispirato nella strada verso il successo, e poco mi importa se il suo potere lo abbia ottenuto con mezzi leciti o meno. Fortunatamente in due città della Sicilia ho trovato un appiglio. Togliete Stalin o lasciate stare Bettino.

Bettino Craxi, «latitante», è lo statista che negli anni Ottanta ha portato il nostro paese al quarto posto mondiale e che ci ha strappato a una prospettiva greca o polacca: e Stalin? Che cosa gli dobbiamo?

Se uno fa funzionare il paese, può permettersi anche di rubare, e non mi importa se si riempie le tasche di soldi pubblici, purché ci salvi da un destino pezzente tipo quello di Grecia o Polonia. O preferivate avere in Italia Stalin e i gulag?

Erano latitanti o condannati anche Silvio Pellico o GIuseppe Mazzini, mentre è assodato che Giulio Cesare prosperò anche grazie alle ruberie di Crasso, e allora che facciamo? Sì, ho capito, è chiaro che questo è un modo cretino di ragionare: soppesare col bilancino storico il peso effettivo della toponomastica italiana rischia di far dimenticare che i nomi per vie e piazze non sono mai stati scelti con ricerca storiografica ma con lottizzazione partitica e correttezza politica e ignoranza storica, se non storica ignoranza.

Del resto lo status di delinquente non è incompatibile con quello di statista, e non capisco tutti questi distinguo tra Cesare (dittatore e saccheggiatore), Silvio Pellico (patriota arrestato perché voleva liberare l'Italia dagli austriaci), Giuseppe Mazzini (altro patriota che a differenza di Pellico riuscì a non farsi beccare dagli austriaci fuggendo in Francia) e Bettino Craxi (condannato per corruzione e finanziamento illecito con due sentenze passate in giudicato a un totale di 11 anni di carcere scampati fuggendo all'estero). Sono consapevole che fare questi paragoni è un ragionamento cretino, ma di più non riesco a fare. Per arrampicarmi sugli specchi qualche cazzata ci vuole. Mettiamo tutto in un bel calderone della storia, mischiamo energicamente e vedrete che anche via Pacciani e via Riina non faranno più tanto schifo. E poi si sa che nel dare i nomi alle vie ogni comune si fa i cazzi suoi, e alla fine è il potere che decide chi è statista e chi criminale: quindi non rompete le scatole e adeguatevi.

Solo questo spiega perché Vladimir Ilyich Ulyanov, cioè Lenin, in Italia vanti decine di targhe mentre Dwight David Eisenhower  - il presidente degli Stati Uniti che comandò gli Alleati in Europa, già responsabile degli sbarchi angloamericani sulla Penisola, insomma colui che ci liberò, per dirla male - compaia soltanto su una sola targa a Montesilvano, nel pescarese. Andando a sbirciare invece tutte le vie Marx e le vie Vietnam e le 55 vie Ernesto Che Guevara che sono state celebrate da piccole e grandi amministrazioni parrebbe che si sia andati a festeggiare non il 2010, ma il 1960.

Sulle targhe Lenin – Eisenhower è finita 10 a 1. Lasciateci vincere almeno il derby Di Pietro – Craxi.

 

Pace: la sostanza è che la Storia se ne frega delle nostre beghe politiche, figurarsi dunque se non se ne frega delle fobie di chi ha festeggiato il capodanno giudiziario, quei poveracci cioè sotto la targa di via Garibaldi probabilmente scriverebbero «confinato a Caprera».

Quei maledetti giustizialisti che vogliono arrestare i ladri, i corrotti e i tangentisti sono talmente accaniti da chiamare delinquente perfino Garibaldi, che si era solo auto-esiliato per stare in pace, e non aveva sentenze pendenti sul collo. E io ne approfitto per dire che Craxi è come Garibaldi.

Le traversìe che accompagnano i tentativi di titolare alcune vie a Bettino Craxi, per il resto, esprimono la contraddizione di un popolo che non riesce a fare i conti con se stesso assai di più che la sua incapacità di saper leggere una fedina penale.

Se sei un grande statista le condanne non contano un cazzo, e statista rimani anche se un tribunale dice che sei un corrotto. Imparate a leggere le fedine penali con l'unico metro che conta: quello del potere. E' normale che un uomo di potere del passato (quando ancora non si usava autoassolversi in parlamento con leggi su misura) abbia qualche piccola macchia sul casellario, ma questo non gli impedisce di passare alla storia.

La giunta Moratti, già qualche anno fa, non approvò una targa dedicata a Craxi per mera distrazione durante le votazioni, e nel luglio 2007, per eguale distrazione, la giunta Veltroni votò favorevolmente: se lo ricorda qualcuno? Destra e sinistra hanno votato trasversalmente in entrambi i casi, come pure trasversale (pidiessini e missini) fu la folla che assediò Craxi all’hotel Raphael: accade in un paese dove nel 1994 la giunta pidiessina, a Genova, respinse la proposta di dedicare una via a Enzo Tortora «per non entrare in polemica con i giudici di Mani pulite», e poi - lo disse il capogruppo Pds - perché si sarebbe trattato «di un attacco generalizzato ai giudici, continuativo della strategia berlusconiana».

E' inutile che a sinistra facciano tanto le verginelle: Craxi lo stanno riabilitando anche loro, anche se ieri erano talmente vicini ai magistrati e antiberlusconiani da non voler celebrare sulla toponomastica nemmeno un vero perseguitato dalla giustizia come Enzo Tortora, che ha accettato il carcere mettendo a repentaglio la sua salute e rinunciando all'immunita' di europarlamentare senza fuggire all'estero, e che oggi mi fa comodo accostare alla memoria di Craxi per far sembrare anche lui un perseguitato anziché il ladro latitante che è stato.

L’Unità del 30 dicembre 2006, del resto, tornava ad accanirsi contro Giorgio Almirante e lo descriveva come un terrorista dopo che a Latina avevano proposto di dedicargli un piazzale - proprio un piazzale - in una cittadina in cui per contrappasso c’erano già via Giovanni Gentile e il Teatro Gabriele D’Annunzio. E chi glielo spiegava, a questi, che via Almirante l’auspicava anche Rosa Russo Jervolino a Napoli, ex vicina di casa del leader missino?

Del resto, che avete da lamentarvi a sinistra? La Iervolino stava per dedicare una via ad Almirante, vicino all'area nera eversiva del generale golpista Junio Valerio Borghese e pronto ad applaudire ai successi del sanguinario dittatore Pinochet. E ora vi volete stracciare le vesti per un semplice rubagalline solo perché le galline erano dalle uova d'oro e quell'oro era dei cittadini?

E chi glielo ricorda a tutti quanti, oggi, che il Paese già pullula di vie dedicate a Bettino Craxi? A Ozieri, in Sardegna, via Craxi c’è da anni e incrocia viale Berlinguer. In tutta Italia ce n’è almeno sette, di vie Craxi. A Roma, invece, a protestare contro il progetto di dedicare nuove vie a Craxi e Almirante e Berlinguer e Fanfani (idea veltroniana perfezionata da Alemanno) sono rimasti solo i poveracci de Il Fatto con le loro fedine penali bianche come carta da cesso.

E poi arrivate troppo tardi. Craxi è già stato riabilitato da tempo, chiedetelo a Fassino. Di vie dedicate a Bettino è pieno il paese. E allora perché fare tutto questo baccano? In fondo questo polverone l'hanno sollevato quei poveracci de "Il Fatto", ostinati a non capire che nell'Italia del 2010 se hai la fedina penale bianca e immacolata, e pretendi che ce l'abbia anche chi ti governa, sei un poveraccio che non conta un cazzo e non ha capito niente di come va il mondo.

Questo mentre gli ovattati benpensanti alla torinese - non parlo di Marco Travaglio, ma di Massimo Gramellini della Stampa, per esempio - cincischiano nella loro narcotica correttezza politica e, nel respingere una «Via Craxi», ne propongono una dedicata ad Alda Merini: e chi protesta?

Noi furbetti da quattro soldi che crediamo nei grandi furbacchioni più che nello stato di diritto non possiamo mai stare tranquilli: oltre a combattere frontalmente la sinistra giustizialista, adesso dobbiamo anche proteggerci le spalle dalla destra legalitaria, e stare attenti perfino a quello che scrivono sul giornale della Fiat, dove quel fesso di Gramellini ci rompe le scatole da destra dicendo che è meglio ricordare una grande artista che un grande ladro. Ma allora è davvero una persecuzione!

Va benissimo, come tutto ciò che da noi è inoffensivo e gradevole senza tuttavia incidere né fare la storia di niente: sotto, allora, con innumerevoli vie Pablo Neruda - in Italia ce ne sono centinaia - a dispetto di una sola per Louis-Ferdinand Céline; sotto, pure, con una decina di vie dedicate allo scrittore fascista-staliniano Maxim Gorky nonostante Giuseppe Prezzolini ne abbia solo due di più. Vie dedicate a Nazzareno Strampelli, scienziato che vinse la battaglia del grano, che fece mangiare un intero Paese, uomo a cui si devono le varietà di grano duro usato oggi in Italia e in gran parte del mondo: 11, stop. Vie dedicate a Giulio Natta, Nobel per la chimica per aver inventato praticamente la prima plastica, il Moplen: 49 targhe. Neanche pochissime, ma Lenin ne ha 76.

E allora, caro Gramellini, se tu lanci il guanto di sfida io lo raccolgo, e per ogni fottuta Alda Merini sono pronto a rispondere con una mitragliata di artisti dimenticati che a torto o a ragione sono stati snobbati dalla sinistra con la puzza al naso e cooptati dalla cultura di destra. E ora non tiratemi fuori i soliti piagnistei, tipo che la cultura è universale e non ha colore politico, che non ha senso ragionare sulla "par condicio" toponomastica contando le vie dedicate agli artisti "di sinistra" e pretendendone altrettante per quelle "di destra". Il concetto che voglio esprimere è uno solo: nelle vie d'Italia ci sono abbastanza stronzi sulle targhe delle vie e abbastanza menti eccelse dimenticate da giustificare pienamente l'ingresso di Craxi nel club del Tuttocittà e l'oblio di Alda Merini e di tanta altra gente a cui io non devo niente, e probabilmente nemmeno voi.

Ora rompono le palle per Bettino Craxi, statista, uomo che torna a giganteggiare, giorno dopo giorno, in quella stessa Storia che intanto ha spazzato via loro.

E quindi, tutto ciò premesso, non rompete le palle e fateci fare questa via Craxi come doveroso omaggio a un uomo che ci ha resi quelli che siamo adesso: potenti, impuniti e liberi di dire cazzate quanto ci pare. Altro che gli anni '80. Se sei dalla parte giusta gli anni '10 sono molto meglio e di questo saremo per sempre grati a Bettino.

 

 

 

 

 

 

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