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Da oggi anche le grandi testate sono in trincea per lottare assieme ai più deboli

Cari mass media, benvenuti nel girone degli imbavagliati

Finora si è pensato che la stampa fosse libera solo perché l'"informazione che conta" poteva muoversi senza troppi problemi. Ma i "proletari dei media" vivono da sempre sulla loro pelle i bavagli dell'informazione.
12 giugno 2010 - Ulisse Acquaviva

Carissima "informazione che conta", ti diamo il benvenuto nel club degli imbavagliati. Finora si è pensato che la stampa fosse libera solo perché l'"informazione che conta" era abbastanza forte per potersi muovere senza troppi problemi. Ma noi "proletari dei media" viviamo da sempre sulla nostra pelle i bavagli dell'informazione.

Il primo e il più mortale è il bavaglio economico. E quello ce lo mettono da sempre editori di ogni colore e orientamento politico tutte le volte che non rispettano il diritto dei giornalisti ad essere pagati, e pagati a trenta giorni della consegna come prevede la legge, e pagati con tariffe dignitose.

Il secondo bavaglio è il bavaglio giuridico: il meccanismo delle cause civili che possono uccidere una testata anche se dice cose vere e documentabili, semplicemente perché il signorotto di turno decide di trascinarti in tribunale come forma di intimidazione. Anche questo bavaglio c'è da molto tempo, ma i grandi gruppi editoriali facevano finta che non esistesse perché tanto di soldi per gli avvocati ne avevano a sufficienza.

Il terzo bavaglio è quello governativo, relativo alla gestione del finanziamento pubblico. E' un doppio bavaglio, perché da una parte amplifica la voce di quei buontemponi di Confindustria, che predicano il Vangelo del liberismo da un altare pagano costruito con tonnellate di finanziamenti pubblici, che alimentano la stampa di regime anche con le tasse che paga in tipografia la nostra rivista con 250 abbonati. Dall'altra, il bavaglio statale ha colpito tutte le agevolazioni postali per le piccole riviste, che hanno visto quintuplicare i costi di spedizione da un giorno all'altro. E' un bavaglio doppio e bipartisan: alcuni autorevoli esponenti dell'opposizione che oggi tuonano contro il regime e "fanno movimento", ieri erano in prima linea a difendere coi denti la "legge porcata" sull'editoria, l'infame 62/2001 sbocciata sotto le fronde dell'Ulivo, una legge che ha favorito i soliti noti con la solita pioggia di soldi e ha seminato il panico in rete con il presunto obbligo di registrazione dei siti come testate giornalistiche. Niente di nuovo sotto il sole.

Il quarto bavaglio è quello culturale, ed è il bavaglio che ci mettono inconsapevolmente i lettori tutte le volte che storcono il naso di fronte alle nostre campagne abbonamenti, perché la piccola editoria "costa troppo" e ha prezzi condizionati da economie di scala, assenza di finanziamenti e assenza di introiti pubblicitari. E' il bavaglio di un pubblico stordito dai reality e dallo sgarbismo imperante, che fa massa anche nell'antisistema, un pubblico ormai incapace di apprezzare la biodiversità culturale ed editoriale delle piccole iniziative, un pubblico che preferisce abbeverarsi al gratuito affidando il proprio nutrimento mentale a internet, alla Tv e a qualche foglietto distribuito in metropolitana per la gioia degli inserzionisti.

E quindi, cara "informazione che conta", saremo al tuo fianco anche nella battaglia contro il quinto bavaglio, il bavaglio messo alle "testate che contano" per impedire ai "giornalisti che contano" di pubblicare le informazioni sui "politici che contano" fatte filtrare dalla magistratura.

Pensiamo che anche quest'ultima attività sia fondamentale per la libertà dell'informazione, ma il diritto di praticarla non è di per sè sufficiente a liberare anche noi dai bavagli di sempre.

Noi oggi siamo con voi col cuore in mano, come garibaldini straccioni al seguito di un grande condottiero, ma se vincerete la vostra battaglia e potrete tornare a raccontare le schifezze che il potere vorrebbe nascondervi, grazie a leggi nuove o aprendo nuovi spazi su internet, per favore non scordatevi di noi

Ricordatevi di noi anche quando voi tornerete ad avere la libertà che avevate fino a ieri, e noi resteremo sempre e comunque imbavagliati, almeno fino a quando le leggi sulla diffamazione agevoleranno gli imbroglioni, gli editori faranno i loro comodi con i giornalisti, i finanziamenti pubblici alle iniziative editoriali saranno stabiliti dal governo e non dai cittadini, il pubblico continuerà a premiare le iniziative più note e non necessariamente le più valide.

Vi diamo il nostro caloroso benvenuto nel club degli imbavagliati. Adesso proviamo a uscirne assieme? Oltre al vostro diritto di pubblicare intercettazioni, in questi giorni si sta giocando anche il diritto all'esistenza di molte riviste, piccole, storiche, combattive e valide, strangolate dalla manovra finanziaria che ha colpito perfino i disabili. Noi faremo sentire la nostra voce dal basso anche per tutti loro.

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