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Lettere dall'Afghanistan

20 ottobre 2010 - Mic

Sono il Generale Richard M. Eikkap, responsabile del Comando NATO per le pubbliche relazioni. Sappiamo che in Italia i pacifisti continuano a criticare il nostro impegno per la pace in Afghanistan, ignorando nove anni di successi ininterrotti. Alla NATO siamo abituati ad accettare le critiche, perciò non voglio accusare queste persone di mancanza di patriottismo; massimo rispetto per tutti gli ingenui smidollati che sognano un mondo pieno di fiori e uccellini governato da Bin Laden. La verità è che ogni giorno riceviamo centinaia di lettere entusiaste del nostro lavoro. Allo scopo di contrastare la propaganda terrorista, abbiamo deciso di renderne pubbliche alcune. Riposo.

Ai cari amici dell'operazione Libertà Duratura,
Mi chiamo Herman, sono americano -grazie a Dio- e lavoro a Kabul per una compagnia privata. Produciamo tutto il necessario all'Afghanistan liberato, dai wafer per le truppe in missione alle mutande elettriche per gli interrogatori. È un vero onore essere stati scelti dallo staff della Difesa e spero che alla fine del mandato tornino a lavorare da noi. A Kabul non ci sono molti svaghi per un occidentale, così passo il tempo a calcolare gli utili delle mie stock option. Quando lavoravo in America -Dio la benedica- io e mia moglie non riuscivamo a decidere tra una casa al mare o in montagna. Col mio nuovo stipendio ho preso una villa a Palm Beach talmente grande che nello sgabuzzino c'ho infilato il versante ovest di un monte dell'Alaska, villaggio di minatori incluso. Mia moglie è felicissima e ogni settimana mi aggiorna sulle nuove soluzioni che ha trovato con il nostro arredatore. Le sue lettere mi aiutano a non pensare ai tanti pericoli che corro stando qui. Le sue lettere e il piccolo esercito di ex berretti verdi che si occupa della mia sicurezza. Ragazzi d'oro, rischiano la vita per solo cinquemila dollari al mese e la libertà di sparare ai motorini che sorpassano a destra. Voglio ringraziare la NATO e il popolo afghano per avere reso possibile tutto ciò. Potete dire a mia moglie che sto bene? Non riesco più a contattarla da quando è partita ai Caraibi in cerca d'ispirazione per la nuova piscina. Santa donna, è così altruista che ha voluto portare con sé anche dodici giovani minatori sofferenti d'asma.

Herman, 14° bunker (quello sotto l'asilo), Kabul

Cara NATO,
Non sono mai stata in Afghanistan ma nelle mie vene scorre sangue afghano. Ne sono certa perché con molta pazienza c'è l'ho infilato io 5cc alla volta. Durante questa guerra ho sempre tifato NATO perché l'arrivo degli eserciti alleati ha posto fine all'assurda fissa talebana di vietare la coltivazione del papavero da oppio. Ora governo e ribelli fanno a gara a chi ne produce più e l'Afghanistan è tornato leader mondiale nell'esportazione dell'oppio. Ne produce così tanto che nonostante i due milioni di consumatori locali -gente fortunata- il mercato europeo è stato invaso di eroina a basso costo (il mio pusher tiene seminari al corso di Geografia politica). Con la mia paga settimanale svalutata dall'euro, il cambio di regime in Afghanistan mi ha salvato dal commettere qualche gesto estremo, come disintossicarmi oppure succhiare la canottiera di Vasco dopo un concerto. Perciò, sarò sempre grata alla NATO; almeno finché quei perbenisti dei miei genitori non riusciranno a riportarmi in comunità.

Barbara, 15 anni, Milano

Al Comando dell'Esercito crociato,
Nel 2001 attraversavo un grave momento di depressione. Dopo anni di vita avventurosa, la mia ambizione mi aveva intrappolato in un ufficio, oppresso da scartoffie e responsabilità sempre maggiori. C'era ancora un po' d'azione nel nord del paese, ma era più che altro una lite familiare a cui non sono mai riuscito ad appassionarmi. L'arrivo degli eserciti occidentali mi ha dato l'impulso giusto per cambiare vita: ho mollato tutto e sono partito per un lungo tour in solitaria con la mia moto. Ho trovato un posto tranquillo dove ricominciare, lontano dalla città e dalle sue convenzioni. Ora vivo a contatto con la natura e ho molto più tempo da dedicare agli amici e al mio hobby preferito: la lotta armata. Dopo nove anni di questa vita mi sento di nuovo forte come a vent'anni. In principio ero un po' preoccupato all'idea di morire sotto un bombardamento cristiano, ma presto ho capito che bastava stare lontano dai luoghi dove si concentrano donne, vecchi e bambini. Grazie eserciti infedeli per avermi aiutato a ritrovare me stesso.

Mullah Omar, Blumar Camping, litorale di Karachi, Pakistan.

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