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Esportatori di democrazia SpA

Per cortesia non chiamatela guerra, ma nobile atto umanitario. Altrimenti mi viene l’orticaria.
21 marzo 2011 - Pier Katana

19 marzo 2011, festa del papà, ore 17.45.
”Auguri papa, che fai di bello ce soir?”
“ Mah, niente di particolare Nicolas, giusto un giretto con il mio jet… andiamo a salutare una nostra vecchia conoscenza… ”,
“ che bello! Vai da solo?”,
“ No. Vado insieme a un gruppetto di volenterosi.”
“ Volenterosi? E come si chiamano?”
“ Beh, di sicuro ci saranno Duncan, Billy, Xavier e forse anche Vito… se Billy lo convince!!!”
“ Vito… il pizzaiolo? Quello che non sa mai cosa fare? E Wolfang?”
“ Wolfang ha detto che si sente poco bene!!!”.

19 marzo 2011, ore 23.40 diretta TV Rai News 24.
Esterno notte. Campo lungo sulla skyline di Tripoli. E le bombe?
Sono passate sei ore e due frementi giornalisti si chiedono se i volenterosi stiano effettivamente bombardando la Libia, perché, cavolo, siamo in diretta e non si vedono esplosioni!!! Ormai la risoluzione ONU del 1973, hops si coregge la mezzobusto, non del 1973 ma la uno nove sette tre, è stata approvata e ancora non si capisce se effettivamente questi coalizzati hanno attaccato le postazioni dei fedeli al Colonello. Insomma, gli argomenti di routine sono stati esauriti, le immagini di repertorio di aerei e navi da guerra in azione sono state rispolverate, l’esperto armaiolo ha parlato, manca solo il tocco finale alla “Giò Botteri” con esplosione in diretta per sancire l’inizio di una nuova avventura giornalistica. Ed ecco un punto luminoso nel cielo. Cos’è? “Chiamiamolo oggetto volante non identificato” dice sempre la mezzobusto con un risolino strozzato, quando finalmente la tanto agognata prova della guerra si manifesta con la ripresa video di una fregata americana che lancia un missile. Il punto luminoso nel cielo era la sua scia in lontananza. I volenterosi sono arrivati!!!

Eccoli finalmente, i volenterosi. Guardarli, i volenterosi. Ammirali, i volenterosi, nella loro nuova missione umanitaria in aiuto degli oppressi. Ma non chiamatela guerra, mi raccomando. La guerra la fanno i paesi sottosviluppati, che non hanno avuto un processo di crescita culturale e democratico come lo hanno avuto l’Europa e la sua ex colonia americana, baluardo della democrazia esportata in comodi cofanetti esplosivi di qualche centinaio di chili. Non si chiama guerra, si chiama aiuto democratico alle popolazioni oppresse da regimi violenti e poco collaborativi dal punto di vista economico con il resto del mondo che conta. Non chiamiamola guerra, altrimenti il Presidente “artigiano della pace” potrebbe destarsi dal soporifero momento dell’unità ritrovata e rendersi conto di essere la guida morale di una Nazione birichina. Italia birichina e scortese con l’amico della “quarta sponda”. Come, prima intessiamo proficui rapporti economici con il beduino libico, che hanno visto la nostra ENI firmare accordi per l’estrazione del petrolio e del gas fino al 2047, facendo acquisire ai libici l'1% di se stessa e poi gli voltiamo le spalle? Che dirà Unicredit nel veder bombardare il territorio del suo 7% di azioni? Che diranno la Juventus, Fininvest, Retelit, Impregilo, Ansaldo e Finmeccanica che stanno diventando orfani della mammella che li nutrisce? Italia birichina, tu che hai il ministro della guerra, il transformer Ignazio tanto caro agli States, che impavido si reca ad Abu Dhabi per partecipare alla fiera degli armamenti, nella quale si è battuto intrepidamente per attestare l’italica industria militare tra le industrie leader a livello planetario (un servitore dello Stato a servizio del privato). Tu, goffa Nazione dei furbetti, principale fornitore di armi di qualità certificata alla Libia in barba alle violazioni dei diritti umani e dei conseguenti squilibri sociali che tali acquisti provocano nei paesi che comperano le italiche armi (vedere la Legge 185/90), non puoi abbandonare al suo tragico destino il povero Colonnello che tanto bene ti ha fatto!!! Sarà stata la voce della coscienza ONU o il fischietto a ultrasuoni del Nobel presidente americano che ti ha richiamato all’ordine? O l’impulsiva “France” che dalle ore 20:59 del 27 giugno di trenta anni fa, ha forse un conto in sospeso con monsier Gheddafi da saldare tra le isole di Ponza e Ustica, come testimoniato con la loro vita da 81 anime senza giustizia?
La miseria della politica italiana tutta, italica tara difficile da estirpare, dimentica dell’articolo 11 della Costituzione (questa sconosciuta), si manifesta nelle relazioni internazionali, dove pavidamente aspetta per salire sul carro del miglior piazzista. La miseria della politica internazionale, invece, si manifesta nel considerare la sofferenza degli oppressi come una merce su cui fare profitti nella borsa mondiale della guerra. Si, Guerra!!! Non abbiate paura a dirlo, e più facile da dire di quella mostruosa frase che è la Pace, per pronunciarla ci vuole un po’ di intelligenza e di coraggio.

Pier Katana (Piero Cattani, residente nell’Isola che non c’è in via dei pazzi numero zero.)

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